Dal 24 Maggio al 15 ottobre 2015 (Km. 34.000)

Questa è la gloriosa auto (Hyundai Tucson diesel del 2004) che ci ha trasportato per tutto il viaggio

comportandosi (specialmente nel Pamir e la Mongolia) da vera fuoristrada.

nessun problema di sorta tranne il cambio degli ammortizzatori e una foratura

Prima parte

 

Questo viaggio programmato e pensato da molto tempo si realizza con il mio ingresso nel mondo degli stipendiati dall'INPS, si, avete capito sono diventato pensionato dopo 43 anni di duro lavoro.

Programmato con l'idea di realizzarlo in moto “come tutti i miei precedenti viaggi” man mano che la data si avvicina, mia moglie e compagna di avventure, dopo varie ripensamenti, giustamente mi fa capire che lei un viaggio così lungo e impegnativo non se la sente proprio di affrontarlo in motocicletta ma che non mi avrebbe impedito di realizzare il mio sogno, mi dice che se voglio posso farlo da solo o magari con qualche amico.

La proposta è allettante ma non me la sento di lasciarla da sola per tutti questi mesi, anche se l'idea di abbandonare questo sogno diventa sempre più bruciante.

Non mi arrendo e dopo vari ripensamenti cambio programma, le propongo di fare il viaggio con una comoda vettura a quattro ruote motrici, lei lì per lì è rimasta un po perplessa (conoscendo la mia spudorata passione per la moto) ma poi piano piano l'idea di partire ha preso il sopravvento anche in lei.

Ottenuto il consenso mi metto alla ricerca di una macchina usata, robusta e affidabile da non spendere un capitale. Dopo varie ricerche così per caso mi si presenta l'occasione di una Hyundai Tucson del 2004 con 115000 km perfetta in tutto, portata via per la modica cifra di 5400,00 Euro passaggio di proprietà compreso.

Naturalmente un buon tagliando dal mio meccanico di fiducia è stato d'obbligo farlo, giusto per avere un minimo di tranquillità.

L'unico sponsor che sono riuscito a trovare è stata la Michelin Italia nella persona di Fabio Merone responsabile marketing con il supporto di 5 gomme “latitude cross”.

Gli unici visti presi in Italia sono stati quelli della repubblica islamica dell'Iran e quello dell'Uzbekistan, il resto li faremo strada facendo.

La preparazione e la pianificazione dell'itinerario è fatta, ho passato diverso tempo sul computer per scaricare mappe e punti GPS da caricare sul mio Garmin emap 62-S, tutto è pronto si aspetta solo il giorno della partenza.

Sistemiamo tutto il necessario come valige personali, tenda da campeggio, tavolo, sedie, fornelletto a gas, caffettiera moka, attrezzatura di primo soccorso, una cassetta con attrezzatura per eventuale riparazione dell'auto (anche se io sulla meccanica sono una schiappa) e varie cose personali.

 

Il giorno della partenza è il 24 maggio 2015 destinazione porto di Ancona dove la sera abbiamo l'imbarco per Spalato (Croazia), non sembra vero il progetto tanto sognato si mette in movimento.

Sbarchiamo puntuali l'indomani mattina, al porto nessuna formalità, prendiamo subito la direzione per la nostra prima tappa “Tirana” in Albania.

Attraversiamo velocemente la Croazia, la Serbia e il Montenegro in giornata arrivando abbastanza presto a Tirana per sistemarci all'hotel Meridiana (euro 28 compresa colazione). La sera usciamo facendo una lunga passeggiata in centro dove ci accomodiamo in uno dei tanti locali per consumare una ottima cena a base di carne.

Oggi 27 maggio trascorriamo l'intera giornata visitando la città di Tirana.

Le attrazioni turistiche si trovano tutte nei dintorni della piazza centrale dedicata all'eroe nazionale Skanderbeg, come la moschea, il museo di storia nazionale, la chiesa ortodossa e l'università.

Nel pomeriggio passiamo più di due ore al coperto in uno dei tanti locali aspettando che una pioggia battente cessi per poi fare una lunga passeggiata lungo le vie del centro storico dove localini allettanti ti invitano a cenare con pochi euro.

 

Lasciamo Tirana la mattina del 28 abbastanza presto, lungo la via ci soffermiamo per visitare l'imponente castello di Petrele, posto su una rupe rocciosa dove vi è una visione spettacolare a 360°.

La nostra prossima meta programmata sarà la città di Berat, facciamo strade alternative e poco trafficate per conoscere la vera Albania rurale con le campagne ben curate e animali al pascolo.

Troviamo alloggio in una Guest House chiamata Vila Lili, una villetta con appena tre stanze confortevoli, gestita da una coppia di anziani simpaticissimi (euro 25,00 colazione compresa).

La cittadina di Berat è patrimonio dell'UNESCO, l'attrazione più interessante è il suo castello che dall'alto della collina rocciosa domina la città e tutta la vallata, raggiungerlo a piedi è dura ma una volta lassù lo scenario merita la fatica fatta.

Il centro storico addossato alla roccia con i suoi monumenti e le case dalle mille finestre sono di una tale bellezza che è molto interessante soffermarsi per ammirare lo scenario spettacolare, capiamo perché sia la seconda città museo dell'Albania.

La mattina la colazione della signora Lili ci sorprende non poco, è stata un misto di colazione e pranzo messo insieme veramente fantastica.

La sera su nostro invito ci prepara una cena con i fiocchi annaffiata da un ottimo vino che ce lo ricorderemo per tutto il viaggio.

La strada che da Berat va verso Valona passa lungo le campagne curate e lavorate da contadini ancora con strumenti poco innovativi.

Da Valona verso Saranda facciamo la strada panoramica “la SH8” che costeggia il mare per poi salire su dei costoni a strapiombo da dove si gode una visione stupenda sull'Adriatico.

Arriviamo a Saranda dove abbiamo intenzione di stare due giorni data la sua posizione strategica per visitare Butrinti e Girocastro.

Troviamo alloggio in un bel condominio adibito a resort con monolocali attrezzati di cucina e con vista mare a soli 20 euro per notte

Saranda è una località turistica balneare come la nostra Rimini, meno male che in questo periodo non ci sono tanti vacanzieri così possiamo goderci il luogo con una certa tranquillità.

La sera, dopo esserci sistemati e fatta spesa in un supermarket vicino, riusciamo a farci con la cucina attrezzata un bel piatto di spaghetti al pomodoro e una buona insalata. La mattina presto partiamo per le nostre escursioni.

Butrinti abitata fin dai tempi della preistoria è stata una colonia Greca e poi Romana.

Il sito archeologico è molto vasto e interessante, situato in una collina vicinissimo al canale di Vivari che dà sul mare, la sua posizione strategica la portò ad essere nell'epoca Romana una potenza navale non indifferente.

Dopo questa visita molto istruttiva andiamo a Girocastro seconda città museo dell'Albania anche questa patrimonio dell'UNESCO.

Spettacolare il castello dove all'interno si può visitare il museo di armi pesanti delle ultime guerre, dall'alto delle sue mura possiamo vedere tutta la città con i suoi palazzi e monumenti ottomani.

Sulla strada del rientro ci fermiamo alla sorgente dell'occhio blu così chiamata per il colore dell'acqua, è un posto meraviglioso con una lussureggiante vegetazione e una frescura fuori dal normale (merita la visita).

Riusciamo a fare anche una sosta di un paio d'ore in spiaggia facendo il bagno e ammirando il tramonto.

Lasciamo Saranda di mattina presto approfittando del fresco mattutino.

Percorriamo una delle più belle strade di montagna, stretta piena di curve e a tratti mal messa ma il panorama spettacolare che si gode lungo il suo percorso è notevole ripagandoci di tutto il disagio.

La SH75 attraversa le cittadine montane di Permet, Leskovik, Erseke, Korce e Pogradec dove poco dopo si fa dogana per entrare nella repubblica Macedone.

 

Arriviamo sotto un diluvio di acqua a Ohrid ridente cittadina sul lago omonimo,

per fortuna al momento di cercare sistemazione il tempo ci grazia con una oretta di tregua, in questo lasso di tempo troviamo sistemazione nell'ottima Guest House Joce a 18 euro a notte, il proprietario si dimostra molto gentile dandoci tutte le informazioni sulla città e la disponibilità del posto auto.

La sera, dopo che ci siamo sistemati, riusciamo a fare la prima uscita portandoci l'ombrello, non si sa mai, fino in centro per fare una buona cena a base di zuppa con la carne e per secondo pesce del lago.

Ohrid è una fantastica città adagiata sul lago omonimo, in prossimità e lungo il suo argine è stata creata una passeggiata attrezzata con panche per rilassarsi, locali caratteristici e chioschi per souvenir; è un buon posto per godersi la frescura del lago.

Dedichiamo l'intera giornata a questa città che ci ha colpito molto per la sua bellezza.

La mattina armati di zaino con attrezzatura fotografica e scarpe comode iniziamo la nostra visita iniziando dal monastero ortodosso adagiato su uno sperone a picco sul lago dirigendoci poi verso la pineta che sale fino all'imponente castello, l'antico teatro romano, la vecchia basilica di epoca bizantina con i pavimenti in mosaico ed il centro cittadino con i suoi vicoli pittoreschi.

Finiamo la nostra giornata in un bel ristorante sul lago gustando il pesce locale.

Oggi la nostra destinazione è la città di Skopje capitale della repubblica macedone.

La strada è in ottime condizione, lungo il percorso facciamo pausa pranzo come al solito con la nostra cambusa dove abbiamo scatolame, formaggio, verdure in scatola, frutta, biscotti e pane fresco comprato giornalmente lungo il percorso, naturalmente abbiamo la nostra amata Moka per farci un caffè italiano, questo non ci deve mai mancare.

Tirato fuori tavolo e sedie consumiamo il nostro frugale pranzo sulle rive del lago Mavrovo, un posto spettacolare al fresco degli alberi.

Arriviamo in città mettendoci subito alla ricerca di una sistemazione, la troviamo in un comodissimo e spazioso appartamento nel centro storico vicino all'arco di trionfo con la modica cifra di 25 euro notte.

Skopje è una città in espansione, palazzi e monumenti nuovi si mescolano bene con la parte vecchia perfettamente restaurata, l'ho definita la statuaria per le innumerevoli statue disseminate in tutte le piazze, le vie e i ponti.

Stupendo è il ponte vecchio sul fiume Vardar come anche la piazza centrale, l'arco di trionfo, la moschea, la chiesa Bizantina e il nucleo storico dell'era ottomana.

Girare per le vie e le piazze è stato molto piacevole ed interessante, complice una bella giornata di sole.

Rimaniamo due notti cercando di visitare il più possibile, la sera siamo riusciti a mangiare una delle pizze più buone di tutti i Balcani, siamo stati attirati dal nome della pizzeria “Ragusa” e ne siamo rimasti contenti.

 

Oggi venerdì 05 giugno lasciamo la repubblica Macedone per entrare in Bulgaria.

La prima tappa la facciamo al monumentale monastero ortodosso di Rila.

Stupendo complesso monastico del secolo decimo, circondato da alte mura, l'interno è formato da un grande cortile circondato da costruzioni di tre piani e con oltre 300 celle per i monaci, al centro si erge la chiesa e la torre del despota.

Nel complesso questo sito ci è piaciuto moltissimo, bella la posizione nel suo contesto e ancora più bella la struttura con le sue decorazioni, l'abbinamento dei colori e l'interno della chiesa piena di icone risalenti al sedicesimo secolo.

 

Arriviamo a Plovdiv che è tardi ( abbiamo anche un'ora avanti rispetto l'Italia) facciamo fatica a trovare un posto dove alloggiare, per fortuna lo troviamo in una guest house alla periferia della città, non c'è confronto con l'ultima dimora ma non si può avere sempre tutto, camera piccola ma con tutti i servizi e con la colazione compresa al prezzo di euro 24,00 a notte.

Per andare in centro utilizziamo il taxi, costano poco e non vale la pena muovere la nostra vettura, meglio parcheggiata al sicuro.

Plovdiv la vecchia Filippoli è una antichissima città, fu capitale della Tracia e del vecchio impero Macedone poi conquistata dai romani.

Tutto parla di storia antica, lungo le vie del centro si trovano parecchie mura di epoca romana, il teatro ben conservato, il foro romano, l'antico stadio dove si svolgevano i giochi atletici, interessantissimo il museo regionale di storia che custodisce centinaia di reperti dell'era Tracia e Romana.

Una città molto interessante dove si può riempire la mente di storia mentre si passeggia per le vie e le piazze.

Ci godiamo questa città per due giorni facendo anche lunghe passeggiate e rinfrescandoci dentro il bel parco al fresco degli alberi gustando una coppa di gelato.

 

Lasciamo questo luogo sempre di prima mattina ed imbocchiamo la strada che da lì a poco ci porterà in Turchia, il percorso è piacevole e panoramico, arriviamo in dogana

dove perdiamo solo 30 minuti per le formalità burocratiche.

Entrati in Turchia la strada diventa autostrada velocizzando il nostro andare.

Riusciamo ad attraversare la caotica e trafficatissima città di Istanbul abbastanza in fretta riuscendo ad arrivare a Gedez adagiata sul mar di Marmara dove trascorriamo la notte.

 

La nostra prossima destinazione è la città di Ankara.

In questa città ci fermeremo due giorni principalmente perché dobbiamo richiedere il visto per il Turkmenistan.

Arrivati ad Ankara troviamo sistemazione alberghiera in centro città così da poterci muovere facilmente con un taxi.

La mattina presto in ambasciata del Turkmenistan passiamo circa due ore dietro a scartoffie da compilare per poi recarsi in una banca vicina dove paghiamo 10 dollari a passaporto, ritornati con le ricevute ci informano che il visto sarà applicato sul passaporto fra 10 giorni lavorativi.

Dopo varie discussioni e spiegazioni del nostro viaggio itinerante arriviamo all'accordo che il visto lo possiamo applicare direttamente all'ambasciata di Mashhad in Iran. Notizia che ci ha rallegrato e facilitato il problema, meglio di così non poteva andare.

Liberi da questo impegno con un taxi ci facciamo portare alla grande e imponente moschea moderna di Kokatepe, l'interno è spettacolare con le finestre dai colori sgargianti, grandissimi lampadari, arcate mastodontiche e grande spazio interno per migliaia di fedeli, il resto del pomeriggio lo trascorriamo visitando la vecchia città e immancabilmente il museo di storia anatolica fornito di migliaia di pezzi pregiati provenienti da tutti gli scavi della Turchia.

 

L'indomani sempre su autostrade in ottime condizioni e senza pedaggio alcuno ci dirigiamo verso il Nemrut Dagi che domani visiteremo per la terza volta.

Dopo 650 chilometri di strada panoramica ci fermiamo in un hotel lungo la strada a circa 70 chilometri dalla meta.

Come sempre la giornata si presenta assolata e calda, partiamo abbastanza presto per il giro ad anello di circa 300 chilometri su strade alternative e molto panoramiche che ci porterà a visitare in primis il Karakus tumulus dove si dice ci sia la tomba della regina, il ponte a schiena d'asino sul fiume Cendere costruito da Settimio Severo, il castello dei Mamelucchi, Eski kale l'antica Arsemia capitale della Commagene ed infine il Nemrut dove grandi statue spezzate si trovano sparse a terra sul cucuzzolo della montagna ad un'altezza di oltre tremila metri dove si ritiene ci sia la tomba del Re Antioco primo.

Siamo riusciti, spacciandomi per giornalista di una rivista automobilistica a percorrere un tratto di parco chiuso al pubblico su per una sterrata molto panoramica che ci ha portato direttamente alle statue, fantastico.

Anche se il percorso è stato fatto altre volte lo spettacolo naturalistico e culturale è di altissimo profilo e nello stesso tempo emozionante.

 

La strada che percorriamo è di rara bellezza, stiamo attraversando uno dei tratti anatolici più affascinanti che ci porterà sul lago di Van, abbiamo intenzione di fermarci due notti nella località di Tatvan.

Troviamo facilmente una buona sistemazione nell'hotel Dinc con terrazza panoramica sul lago dove la mattina servono una ottima ed abbondante colazione alla Turca composta da cocomero, pomodori, formaggio, uova ed anguria, il tutto a 37 euro per notte.

L'indomani facciamo una bella gita in auto costeggiando il lago per un bel tratto, percorrendo stradine sterrate panoramiche da dove si gode una visione spettacolare.

La giornata è sempre bella e soleggiata, fa un caldo boia, siamo oltre i 40 gradi.

Ci troviamo un posto dove apriamo tavolo e sedie per gustarci il nostro pranzo fai da te e un buon caffè fatto con la nostra amata Moka.

 

Oggi altra escursione spettacolare sulla montagna Nemrut, un vulcano con una grande caldera all'interno dove si trovano due laghi, uno formato di acqua azzurra e fredda ed un altro più piccolo con acqua verde e calda, segno che il vulcano non è spento. La strada che porta sulla montagna, da prima asfaltata, diventa sterrata salendo fino alla quota di oltre 2900 metri; da questo punto si gode un panorama che spazia su tutto il lago Van, poi la sterrata vira verso l'interno della bocca del vulcano. Lo scenario che ci si presenta è a dir poco idilliaco e surreale, sembra di essere su un cratere lunare, la vista sui due laghi è fantastica, la sterrata ci porta fino ad un punto molto bello da dove si può godere il panorama in solitudine, ne approfittiamo per aprire tavolo e sedie e fare il nostro picnic.

Il ritorno in hotel lo abbiamo preso largo facendo una strada alternativa a quella dell'andata, percorrendo una sterrata polverosa a tal punto che siamo stati costretti per la prima volta dall'inizio del viaggio a far lavare la macchina in una stazione di servizio.

 

Lasciamo il lago di Van per la prossima tappa di avvicinamento all'Iran.

Arriviamo dopo 270 chilometri di strada spettacolare nella cittadina di Dogubayazit

dove ci sistemiamo nello stesso albergo di 12 anni fa, nell'hotel Ishak Pasha, nulla è cambiato, camera piccola e colazione minimalista, Euro 25 a notte.

Dogubayazit è una città cresciuta molto nell'ultimo periodo, si trova a meno di 40 chilometri dal confine con l'Iran e quindi quasi tutti i viaggiatori fanno una sosta obbligata. Ma il vero motivo è che non si può non visitare il bel palazzo di Ishak Pasha posto in un contesto paesaggistico di rara bellezza dove dall'alto della collina si gode un panorama a 360 gradi su tutta la vallata. La costruzione in muratura a forma di moschea e un po' castello con mura possenti fatto costruire dall'omonimo regnante ottomano alla fine del 1600 è di una straordinaria bellezza.

Quello che di più attrae in questa zona è l'imponente mole del monte Ararat con la sua vetta di oltre 5150 metri sempre innevata, è onnipresente per centinaia di chilometri, da qualsiasi parte si guardi spunta la cima avvolta da nuvole.

Riusciamo a fare una escursione di circa 60 chilometri in sterrato fino ad arrivare ai piedi di questo immenso vulcano addormentato, non vi dico la bellezza e la maestosità a vederlo dal basso verso l'alto, spettacolo puro nel silenzio della natura interrotto da volatili rapaci che ci gironzolano tutto in torno.

 

La sera usciamo con l'intento di girare per negozi e acquistare un vestitino lungo e un foulard per Assunta così da essere pronta alla vestizione ed essere consona per l'ingresso nella repubblica islamica dell'Iran la cui dogana varcheremo domani mattina. Dopo vari tentativi e prove d'abito ne sceglie uno da non spendere molto anche perché dopo l'uscita dall'Iran sarà cestinato.

 

Oggi 15 giugno con piccole e veloci formalità lasciamo alle nostre spalle la Turchia per poi iniziare le pratiche d'ingresso in Iran.

Per i nostri passaporti, avendo il visto già preso a Milano presso il consolato, non ci sono molti problemi, dopo vari uffici e timbri siamo liberi di girare per trenta giorni in questo paese, i problemi iniziano per far entrare l'auto.

Essendo l'unico paese del nostro giro dove richiedono il carnet de passage, avevo deciso di non farlo in Italia sia per la burocrazia che per il costo, forte dell'esperienza fatta nel precedente viaggio in moto nel 2005 quando ero riuscito ad avere il documento in dogana per l'accettabile cifra di 90 dollari americani.

Scopriamo adesso l'assurdità di una richiesta esorbitante, la cifra di 850 Euro compresa assicurazione per soli 10 giorni di permanenza.

Sono matti, questa è mafia locale in accordo con i doganieri, innesco una lunga ed estenuante trattativa che durerà più di tre ore riuscendo alla fine a strappare ed accettare mio malgrado questo benedetto documento con la cifra di 520 Euro.

Purtroppo il coltello dalla parte del manico ce l'hanno loro, così per potere proseguire il nostro viaggio abbiamo dovuto cedere al ricatto.

Abbiamo perso tanto di quel tempo che arriviamo a Tabriz molto tardi facendo un po' di fatica a trovare una ottima sistemazione.

La troviamo nell'hotel Arak scoprendo che la connessione Wifi c'è ma non funzionano nessuno dei social forum e la connessione internet va a singhiozzo tanto da essere inutilizzabile.

Partiamo presto alla volta di Teheran dove abbiamo intenzione di interpellare la nostra ambasciata per vedere se si riesce a prolungare la permanenza in questo paese.

Come tutte le grandi metropoli (questa più di ogni altra) è una megalopoli con traffico automobilistico da paura ed autisti d'arresto, aria irrespirabile e inquinamento acustico assordante.

Facciamo fatica (non poco) a trovare una sistemazione degna per il nostro portafoglio così dopo vari tentativi riusciamo a sistemarci nell'hotel Hally a 65 dollari per notte con l'intendo di trovarcene uno migliore appena possibile.

Oggi venerdì 17 giugno alle ore 9 siamo davanti al portone dell'ambasciata italiana, siamo accolti bene e dopo poca attesa abbiamo un colloquio con il dottor Romani.

Spiegato il nostro problema ci dice che forse una soluzione la troverà però dobbiamo aspettare perché per i musulmani venerdì e sabato sono festivi, quindi non si può contattare l'ambasciata Iraniana prima di domenica.

Ok ci diamo appuntamento per domenica mattina alle 11 sperando di risolvere il problema.

Sabato mattina facciamo il cambio di albergo trovandone uno nelle vicinanze con la stessa cifra ma molto più accogliente, condizionatore funzionante e con in più la colazione compresa.

In questi giorni giriamo la città a piedi e con qualche taxi, visitiamo il centro, il parco Lele, il museo di storia persiana e il grande complesso di madrase con il mausoleo dedicato all'Ayatollah Khomeini.

Puntuali alle 11 siamo in ambasciata ma purtroppo non è come speravamo, otteniamo solo 2 giorni in più di permanenza che ci siamo già mangiati in questa città.

Sono stati lo stesso gentilissimi e li ringraziamo.

Tornati in albergo decidiamo di partire subito raccogliamo i bagagli e ci mettiamo subito alla guida, vogliamo raggiungere la città di Esfahan dove resteremo due notti.

La strada che stiamo percorrendo è abbastanza in ottimo stato, si procede celermente sotto un sole cocente e con 45 gradi, per fortuna il condizionatore fa il suo sporco lavoro. Il paesaggio è brullo e lunare, stiamo attraversando una zona desertica, incontriamo poco traffico e nei pochi villaggi ci rifocilliamo con bibite fresche.

Arriviamo in città che sono le ore 20, troviamo subito una ottima sistemazione nell'hotel Persia vicinissimo ai luoghi di visita ed a 500 metri dalla Emam Khomeini Square.

Esfahan è una cittadina fantastica con millenni di storia, ordinata e poco Iraniana.

La piazza di Emam Khomeini è una delle più grandi del mondo musulmano, misura circa 500 x 160 metri, ai lati si mostrano nella loro grandezza architettonica palazzi e moschee, la più famosa è la Masjed-E-Emam con i minareti rivestiti di maiolica azzurra e portali d'ingresso di rara fattezza.

La città è divisa dal fiume Zayandeh, per attraversarlo nei secoli passati e nei più recenti si sono costruiti diversi ponti, i più belli e famosi sono: il Khaju, il Chubi, il Shahrestan, il Jolfa e il Si-o-Se sostenuto da 33 arcate in pietra. Questo ponte non aveva solo la funzione di unire le due sponde del fiume ma fungeva e funge ancora adesso come sorta di diga per raccogliere e dominare le acque per irrigare i campi e fornire servizi alla popolazione.

Sono stati due giorni fantastici, questa città ci è piaciuta moltissimo, meriterebbe molto più tempo per visitare le sue bellezze artistiche ma purtroppo il tempo ci è nemico dobbiamo lasciare questa meraviglia.

La mattina prestissimo ci prepariamo ad un lungo trasferimento che ci porterà nella città santa di Maschad dove abbiamo appuntamento con l'ambasciata del Turkmenistan per il ritiro della Visa.

Il percorso inizialmente si presenta scorrevole e monotono, man mano che ci si allontana il caldo ci attanaglia ed il panorama diventa lunare e di rara bellezza, siamo entrati nel deserto o depressione salata del Dasht-E-Lut, le montagne circostanti ci offrono forme bizzarre e il terreno a volte bianco di sale, il percorso in lontananza si trasforma in miraggi, peccato che non possiamo soffermarci molto per il poco tempo ma facciamo molte foto lo stesso, non si può trascurare uno spettacolo come questo.

Arriviamo col buio in città e come per miracolo al primo hotel che ritenevo interessante come posizione e come dimora ci si mette subito d'accordo col prezzo alla cifra di 25 euro a notte compreso colazione e parcheggio auto.

Una volta sistemati cerchiamo un ristorante per cenare e poi stanchi dei 1150 chilometri percorsi si va subito a nanna.

Martedì 24 giugno, ci rechiamo subito all'ambasciata del Turkmenistan per svolgere le pratiche e ritirare il visto (pratiche già avviate in ambasciata ad Ankara).

Dopo scartoffie e fotocopie con la cifra di 55 dollari a passaporto otteniamo finalmente la Visa.

Nel pomeriggio facciamo visita al grande complesso di moschee e scuole coraniche di Astan Quds Razavi.

Il turista non musulmano non può entrare dentro le moschee ma si può, tramite studenti volontari che fanno da guida, visitare il complesso dall'esterno depositando macchine fotografiche e cellulari all'ingresso, la donna deve subire la vestizione con il chador fornito dall'organizzazione e alla fine può tenerlo come ricordo.

A parte questo rito, il complesso merita per la bellezza architettonica e per tutto quello che questa comunità religiosa fa distribuendo al popolo indigente ed ai poveri di tutto il paese le donazioni fatte da persone più ricche che possono permettersi di donare.

Lasciamo questo grande paese a malincuore per non aver avuto il tempo necessario per visitarlo a fondo come era nel programma, pazienza la burocrazia ci ha impedito di farlo, magari più in là ritenteremo.

Siamo alla dogana di Sarakhs, svolgiamo velocemente le pratiche dei nostri passaporti per poi iniziare la lunga trafila delle pratiche auto che si rivelano follemente cavillose anche perché in ingresso i documenti non erano stati fatti a dovere come legge chiama, per fortuna il capo dogana prendendosi a cuore il problema ci aiuta a risolvere la questione senza esborso di altro denaro.

Ringraziamo lasciando finalmente questa cavillosa burocrazia della repubblica dell'Iran non sapendo ancora in quale padella andiamo a cuocere.

Assunta esulta di gioia perché si libera del fardello vestiario che è stata costretta a portare per tutto il tempo di permanenza riappropriandosi del suo diritto di donna libera di vestirsi come le piace.

Siamo alla dogana Turkmena dove la delinquenza legalizzata verso il turista è la prassi ordinaria di un paese corrotto gestito da un solo uomo al potere.

Subiamo le imposizioni doganali più disparate cercando di non farci rapinare come due polli, la contrattazione si rivela estenuante riuscendo a ridurre i costi: 11 dollari americani per la tassa d'ingresso a persona, per l'auto tra tassa per il gasolio, assicurazione, permesso di transito e nefandezze di altro tipo paghiamo 100 dollari una vera rapina, in più con il tragitto di transito segnato sulla mappa rispettando il tutto pena ritiro dei passaporti e multa salata, uscita dal paese rigorosamente alla dogana di Farab, totale giorni di transito 5.

 

Siamo in Turkmenistan paese già visitato nel precedente viaggio ma che non offre niente o quasi di interessante, purtroppo ci serve come transito per raggiungere la meta del nostro itinerario e principalmente anche perché dobbiamo recarci all'ambasciata dell'Uzbekistan di Ashgabat dove dobbiamo farci modificare la data d'ingresso visto il poco tempo che abbiamo potuto spendere in Iran.

Arriviamo un po' tardi nella capitale del paese “Ashgabat” città costruita a mo' di camicia personale dal suo ex presidente, con grandi viali, mega fontane da tutte le parti e palazzi che riportano in mente il periodo romano, tutto sembra freddo senza

Continua.......a presto

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Continua seconda parte

anima e storia tanto che non mi viene voglia di fotografare.

Cerchiamo subito una sistemazione ma scopriamo a nostre spese come queste persone siano ottuse e squadrate nella testa, sembrano tagliati e modellati da una accetta.

Troviamo un albergo decente con parcheggio auto alla cifra di 35 dollari a notte, vogliamo stare 2 notti per riposarci e magari cercando se questa città scialba possa farci ricredere girovagando per il suo centro che non ha.

All'atto di pagare scopriamo che l'Euro non viene accettato e neanche la loro moneta, la richiesta è di solo dollari americani e fin qui anche se assurdo non mi arrabbio molto, mi arrabbio e come alla richiesta anticipata di 35 dollari in contanti, spiego che in cifra tonda non li ho ma che sono disposto a pagare anticipatamente le due notti con un biglietto da cento ricevendo il resto anche in moneta locale, niente da fare vuole 35 questa sera e 35 domani pomeriggio.

Faccio fatica a capire forse non mi spiego bene, ricalcoliamo il tutto ma la risposta come uscita da un robot è di 35 più 35 in contanti, riescono a mandarmi fuori dei gangheri, guardo mia moglie e dico “fanculo” raccogliamo tutto ed andiamo via cercando altro in zona. Sono le nove di sera ed è buio, altri alberghi si sono comportati come il primo, sono veramente gente col cervello tagliato con l'accetta.

Ci tocca pagare 115 dollari americani per una notte nell'unico albergo che accetta il pagamento con la carta di credito “Pazzesco” ma è la cruda verità.

L'indomani ci rechiamo subito all'ambasciata dell'Uzbekistan dove spieghiamo il nostro problema e in circa un paio d'ore ci risolvono il caso senza per fortuna richiesta di denaro. Raccattiamo il tutto e lasciamo l'albergo in tempo per recarci in banca per fare se possibile il cambio di Euro in dollari americani.

Anche qui ci sarebbe da raccontare pagine e pagine dell'ottusità burocratica, facendola breve dopo varie richieste riusciamo a capire che in un ufficio distaccato della banca dovevamo fare il cambio Euro moneta nazionale per poi cambiare ufficio e ricambiare la moneta nazionale in Dollari, tutto ciò mi porta a pensare come sia possibile essere così ottusi e fuori dal mondo.

Lasciamo questa città per noi inospitale per recarci nell'unica città meritevole di tutto il paese per storia e cultura millenaria “Merv” vicino all'attuale città di Mary dove ci sistemiamo nell'hotel Ellargush non prima di altre contrattazioni e discussioni dove per fortuna alla fine sempre con carta di credito riusciamo a pagare tre notti alla cifra di Euro 150,00 compresa colazione e parcheggio auto.

La sera nel ristorante dell'hotel facciamo conoscenza con una coppia strana ma ben assortita, cordiali, gentili e pieni di entusiasmo, lui Tedesco lei Cinese viaggiano in bicicletta con l'intento di arrivare fino in Cina, si sono dati un tempo di 10 mesi per raggiungere il loro scopo, pedalando e a volte caricando le bici sui mezzi pubblici e sui mezzi di fortuna di gente locale.

Si parla del più e del meno naturalmente il tema è il viaggio, alla fine della serata scambio di telefoni ed indirizzi Web con l'intendo di ritrovarci magari lungo la strada.

Dedichiamo l'intera giornata alla visita della città archeologica di Merv distante pochi chilometri da dove siamo, fa un caldo pazzesco ci sono oltre 40° gradi per fortuna è secco e con la dovuta precauzione di coprirsi il capo riusciamo a sopportarlo bene.

Merv fu una delle principali città dell'Asia centrale posta sulla storica via della seta, diventò presto punto di scambio culturale e politico nonché luogo strategico per l'interscambio commerciale.

Si suppone che questa città sia stata la più grande del mondo antico, la sua origine risale fino alla preistoria, dominata dai Persiani e da Alessandro Magno per poi passare ai Mongoli fino al periodo degli Arabi.

Dal 1999 è diventata patrimonio dell'UNESCO.

Rimane ben poco ma quel poco di mura e resti archeologici disseminati su un territorio vastissimo dove pascolano liberamente gli animali all'interno del sito, tutto questo contesto le dà un fascino particolare, ci vuole molta fantasia ricostruttiva per farsi una idea della grandezza e bellezza di come questa città doveva essere.

 

Partiamo per avvicinarci alla dogana Uzbeka, la nostra meta è la cittadina di Turkmenabat distante pochi chilometri dalla dogana.

La strada che stiamo percorrendo attraversa il deserto del Karakum, le lingue di sabbia in alcuni tratti invadono la strada.

In questa zona nel periodo Sovietico la politica ha voluto bonificare e rendere fertile tutta questa zona creando la più vasta piantagione di cotone, in parte il progetto è riuscito ma al prezzo di un cambiamento in peggio di tutto l'ecosistema portando a un disastro ambientale di proporzione biblica.

Con la costruzione di canali d'irrigazione presi direttamente dal fiume Amu Darya principale affluente del lago Aral, pian piano è venuta meno la portata di acqua che alimentava lo stesso lago portando in pochi anni le rive a ritirarsi di circa 80 chilometri, il lago a dividersi in due, la popolazione limitrofa che viveva di pesca a soffrire la fame. L'ambiente è diventato invivibile.

A circa 70 chilometri dalla nostra meta facciamo visita alla riserva naturale del Repetek centro di ricerca e studio di animali che popolano questo deserto. Sono quasi mille le specie di animali indigene che costituiscono la fauna: insetti, ragni, rettili, roditori, cobra bronzei, grandi scorpioni neri, tarantole, gazzelle, varani e tantissimi altri animali. Arriviamo in pieno giorno con un caldo che sfiora i 45°gradi il centro ricerche è quasi deserto ma il custode ci apre facendoci visitare il poco che è a sua disposizione le gazzelle, alcuni uccelli rapaci ed insetti vari.

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Si arriva in città dove inizia la solita trafila e tiritera per trovare una sistemazione, dopo vari tentativi per fortuna troviamo un hotel di era sovietica, un casermone con alcune stanze disponibili ma con servizi appena accettabile dove Assunta passa più di mezz'ora per igienizzare il tutto. Stranamente accettano anche la moneta locale.

La mattina dopo di buon ora affrontiamo la dogana di uscita dal Turkmenistan e come previsto lo strozzinaggio continua fino alla fine chiedendoci ancora 22 dollari di tassa di uscita e facendoci perdere molto tempo per scartoffie varie. A questo punto ho deciso e classificato questo stato un paese “truffa” patentato depennandolo con una croce dalla mia carta geografica.

Affrontiamo la dogana dell'Uzbekistan con una grinta da leoni pronti a far sì che i nostri diritti non vengano calpestati dall'assurda burocrazia ma stranamente veniamo delusi dalla celerità con cui timbrano i nostri passaporti e dalla velocità della registrazione dell'auto, ce la caviamo con il solo pagamento di 10 dollari per l'assicurazione. Direi che questo è un ottimo paese “welcome to Uzbekistan”.

 

Prendiamo velocemente la direzione verso la città oasi di Khiva, la strada è in pessime condizioni ed in più in via di rifacimento con un continuo cantiere aperto.

Il caldo è opprimente siamo in una zona desertica con oltre 40°gradi per fortuna il condizionatore funziona. Siamo quasi sempre in coda a dei camion che portano materiale per il rifacimento stradale, si viaggia su una sterrata parallela a quella in costruzione per poi riprendere il vecchio tracciato.

Arriviamo dopo circa 500 chilometri mettendo a dura prova la robustezza della Hyundai Tucson, siamo fortunati troviamo alloggio in un ottimo hotel il Dafarbek proprio dentro le mura della città vecchia ad un buon prezzo più che onesto con colazione, posto auto e finalmente connessione internet. Dopo più di 18 giorni di oscuramento con i social forum siamo ritornati attivi nel mondo virtuale, una volta collegatomi mi arriva una valanga di messaggi arretrati.

 

Khiva è una città della vecchia via della seta cresciuta e prosperata con il commercio che avveniva tra oriente e occidente. Racchiusa dalle vecchie mura di fango voluta e ben restaurata dai Russi è diventata patrimonio dell'UNESCO nel 1991.

All'interno delle sue mura possenti trovano posto diverse madrase, minareti, moschee palazzi, ricoperti di terracotta con piastrelle in maiolica colorate dove il tutto crea un ritratto pittoresco di una città museo a cielo aperto.

Girovaghiamo per tutto il giorno visitando tutto quello che avevamo già visto nel precedente viaggio in moto con molta più calma e tempo a disposizione.

Lungo la visita facciamo il primo cambio di moneta locale il “Sum” scoprendo che in 10 anni è cambiato molto in peggio il valore della moneta, con il cambio di 100 dollari abbiamo bisogno di una borsa della spesa per sistemare il malloppo.

 

Oggi 30 Giugno Dedichiamo un paio di ore all'auto da un meccanico simpatico e professionale, facciamo fare il cambio olio e filtri vari.

L'indomani di buon ora ripartiamo rifacendo la stessa strada da incubo dell'andata per arrivare nell'altra città oasi della Silk road “Bukhara”.

Dopo vari tentativi con richieste esorbitanti troviamo una degna sistemazione alle porte della città vecchia nell'hotel B&B a 60 dollari per le tre notti compresa colazione, posto auto e connessione Wifi.

Dal punto di vista storico, Bukhara per molti secoli è stato un centro religioso, culturale e scientifico dell'Asia Centrale lasciando in qualche modo un'impronta particolare sulla città, i suoi monumenti creano un ritratto fascinoso facendola apparire ad ogni visitatore come la città dalle "Mille e una notte". Ricca di monumenti architettonici di rara bellezza come ad esempio il minareto Kalon il più alto edificio dell'Asia centrale dell'era antica, la moschea Nadir khan, il mausoleo di Ismail Samani, il mausoleo di Chasma Ayub e tanti altri palazzi che danno forma a una delle più belle città volute da Tamerlano.

Girando per il suo monumentale e variopinto mercato dove si concentra la vita di tutta la città, i colori e i profumi si mescolano in una sorta di inebrianti sapori, è uno spettacolo anche solo guardare ed ammirare gli indigeni darsi da fare con la propria mercanzia, sentire le loro grida di vendita, lo scambio di merce che avviene in modo frenetico e nello stesso tempo con relativa calma, posizionare la loro merce come a comporre un quadro di Van Gogh, tutto è speciale e fantastico.

La seconda sera veniamo contattati da un simpatico signore che ci propone di ospitarci a casa sua dove la moglie sarebbe stata lieta di prepararci una ottima cena tipica, naturalmente a pagamento, contrattato il costo rimaniamo d'accordo per le ore 20. Ottima esperienza passare una serata in compagnia di persone del posto, visitare la loro dimora, capire come sono sistemati, cosa mangiano e come sono le loro usanze e i loro costumi; è stata una bella serata parlare anche con i loro figli conoscendo le loro speranze e il loro futuro. Siamo soddisfatti di essere stati di aiuto alle loro finanze un modo in più per loro di sbarcare il lunario.

Girovagando per le vie chi incontriamo? la strana e simpatica coppia di ciclisti, solita chiacchierata con il racconto di come erano arrivati, ci abbracciamo e salutiamo sperando di incontraci ancora visto che l'itinerario fino in Kirghizistan è lo stesso.

Sono stati tre giorni di sano turismo culturale, la sera ceniamo ai bordi di una piscina laghetto al centro della piazza nell'ottimo ristorante dove si mangia ottimamente cucina Uzbeka.

Lasciamo questa città per recarci nella preziosa Samarkanda. Ci sono solo 300 chilometri di distanza, ce la prendiamo con comodo sostando e fotografando dove troviamo qualche scorcio interessante. Il caldo è sempre opprimente, lo combattiamo con qualche sosta all'ombra di qualche albero dove di solito ci sono locali attrezzati che ti fanno da mangiare oppure servono anguria fresca.

Arriviamo abbastanza presto e con molta calma ci cerchiamo una ottima sistemazione alle porte della città vecchia in un hotel a conduzione familiare con cortile interno per l'auto, una ottima stanza attrezzata e spaziosa compresa una ottima colazione, il tutto con la cifra di Euro 75,00 per le tre notti, di meglio non si poteva trovare.

Samarkanda è una delle più antiche città del mondo, che ha prosperato per la sua posizione lungo la via della seta la maggiore via commerciale di terra tra Cina ed Europa. Un tempo Samarkanda fu la città più ricca dell'Asia centrale e per la maggior parte della sua storia fece parte dell'Impero Persiano.

Nell'era Mongola fu distrutta e rasa al suolo ma con l'avvento di Tamerlano divenne capitale dell'impero così da diventare una delle città più prospere e belle dell'intera Asia.

Ancora oggi il suo centro architettonico e culturale è impressionante per la sua bellezza, il complesso del Registan che abbiamo avuto il piacere di rivedere per la seconda volta ci emoziona come la prima volta.

Facciamo anche una escursione di un giorno per andare a Shakrisabz città natale di Tamerlano, mastodontico il palazzo estivo con le alte torri di 65 metri rivestite di maiolica, la moschea e il mausoleo fatto costruire per la sua sepoltura ma che non venne mai utilizzato perché il suo corpo fu sepolto a Samarkanda.

Sono stati tre giorni fantastici, abbiamo trascorso il tempo immersi nella storia rivivendo il passato e gustandoci il presente.

 

Oggi 07 Luglio si parte con destinazione Tashkent capitale dell'Uzbekistan dove dobbiamo prendere il visto per il Tagikistan.

Come tutte le città capitale è caotica e trafficata, facciamo fatica a trovare una onesta sistemazione, ci sono molti alberghi ma tutti carissimi, non ci diamo per vinti così dopo ore di ricerca ed informazioni ne troviamo uno che fa per noi, leggermente fuori dal centro cittadino ma ben servito da mezzi pubblici e metropolitana. E' l'hotel Samir posto auto camera spaziosa con tutti i confort, colazione e Wifi al costo di 40 euro a notte, si rivelerà una ottima sistemazione.

La mattina dopo con un taxi ci rechiamo all'ambasciata Tagika dove troviamo una massa di gente a fare la fila, non si capisce niente ma dopo alcune informazioni ci rimandano in un ufficio distaccato a pochi metri dove con l'aiuto di addetti ai lavori compiliamo alcune scartoffie alla modica cifra di 10 dollari e consegniamo il tutto. L'addetto ci informa che possiamo ritirare il visto domani pomeriggio dopo le ore 15 con 50 dollari per passaporto.

Il pomeriggio girovaghiamo per la città in metropolitana cercando di prelevare in qualche banca dollari americani con la nostra carta di credito senza riuscirci perché molti circuiti bancari non sono collegati col circuito internazionale. Ci mandavano di banca in banca facendoci girare come trottole fino a che alla fine abbiamo rinunciato.

L'indomani mattina ci rechiamo nel più famoso e grande bazar vicino alla città vecchia dal nome Chorsu, è un piacere girare per questi mercati immergendosi completamente insieme ai locali assaporando profumi e gustando piatti tipici fatti al momento con pochi spiccioli, ne approfittiamo per fare un cambio valuta al mercato nero che tanto nero non è.

Puntuali alle ore 15 siamo in ambasciata e solo dopo poca attesa riceviamo i nostri passaporti con il visto applicato.

 

Lasciamo Tashkent che non offre molto al turismo tranne qualche museo, il bazar ed alcune piazze con il palazzo del parlamento.

La nostra destinazione è la valle del Fergana dove vogliamo conoscere come viene prodotta la seta che in questa zona è stata la prima fonte di reddito locale.

La strada che ci porta in questa valle inizialmente risale un costone di montagna a picco sul fiume Syr Darya; scavalcando la gola e scalando un passo di oltre 2600 metri ci si ritrova in una valle fertile con vastissime piantagioni di cotone dove in lontananza si scorgono le montagne del Tien Shan che dividono la regione dal Kirghizistan e il Tagikistan.

Troviamo una buona sistemazione alberghiera nella città di Kokand ottima per la posizione centrale nella valle. Decidiamo di stare anche qua tre giorni nell'omonimo hotel Kokand per la cifra di Euro 100 compresa colazione e Wifi.

L'indomani ci rechiamo nella cittadina di Margilan dove c'è un ottimo, variopinto, fornitissimo e trafficato mercato. Qui viene gente da tutte le parti della valle e anche da fuori a commerciare e fare affari.

Non riusciamo a fare visita alla famosa fabbrica della seta dove ancora oggi come negli anni passati si produce una delle più alte qualità di seta al mondo in modo semplice e naturale, è chiusa per restauro. Peccato non vedere la filiera dal baco di seta fino alla trasformazione reale, sarà per un'altra volta chissà.

Kokand è una bella città con molta storia alle spalle; testimonianza è il palazzo dell'ultimo Khan con un pregiatissimo museo all'interno delle mura, un bel parco attrezzato con panchine al fresco degli alberi che la sera si trasforma in teatro con spettacoli dal vivo.

Anche qua tentiamo in alcune banche di prelevare dollari americani riuscendo non so come a intascare la bellezza di 200 dollari con la master card.

 

Oggi lunedì 13 luglio lasciamo Kokand per dirigerci verso la dogana con il Tagikistan distante pochi chilometri.

Arriviamo in dogana verso le 11 e subito espletiamo le pratiche di uscita dall'Uzbekistan con molta facilità.

L'inizio delle pratiche per l'ingresso in Tagikistan sembrano veloci e facile da fare, solite scartoffie da compilare e consegnare insieme al passaporto dove come ultimo atto mettono il timbro d'ingresso, solita complicazione per le pratiche dell'auto, da questo momento in poi si entra in un labirinto di scartoffie ridicole: compilazione di diversi fogli per carnet de passage, foglio per assicurazione, foglio per tassa d'ingresso e la cosa più ridicola il passaggio obbligato dell'auto su un guado di acqua che a detta loro è disinfettante.

Ultimo cavillo da barzelletta, il dottore che controlla il frontale dell'auto dove trova degli insetti che a detta sua sono pericolosi e che quindi l'auto dovrebbe essere messa in quarantena.

Non ci ho più visto, mi incazzo all'inverosimile tanto che il fantomatico dottore mi calma dicendomi che con 50 dollari lui poteva risolvere il problema. Così ha ottenuto l'effetto contrario, arrabbiatura all'ennesima potenza con minacce di chiamata dell'ambasciata Italiana. Inizia una contrattazione fino ad arrivare alla cifra di 7 dollari per avere questi benedetti fogli di sana e robusta costituzione dell'auto. Sembrerebbe una barzelletta e ci sarebbe pure da ridere se la storia non fosse maledettamente vera.

Si alza l'ultima sbarra e finalmente usciamo dall'inferno dantesco, puntiamo subito verso la città di Khojan dove abbiamo intenzione di sostare due giorni. Lungo il percorso ci fermiamo da un venditore di angurie e all'ombra di alcuni alberi sotto lo sguardo allegro del venditore ne divoriamo una. Al momento di pagare gentilmente ci fa capire che è una offerta in onore della bella Italia, carinissimo, non facciamo altro che ringraziarlo di cuore.

Arrivati in città troviamo sistemazione senza problemi nell'hotel Heson gestito da una famiglia cinese proprio nel centro storico a 50 Euro per due notti senza colazione ma con parcheggio auto custodito.

Oggi 14 Luglio siamo riusciti a fare una delle operazioni bancarie che non ci sognavamo minimamente, spiego come è andata: entro in banca, faccio la solita richiesta di ritirare valuta americana con una delle carte di credito, una impiegata alquanto gentile e anche carina mi dice di sì però soltanto tramite la Visa, chiedo il ritiro di 500 dollari, fatta l'operazione viene fuori negativo, ne chiedo 300, operazione negata, a quel punto ne chiedo 200 e come per incanto l'operazione riesce. Al momento di consegnarmi i dollari ne conta 2000, io sbalordito chiedo come mai ma lei stupita mi dice che è quello che ho chiesto, a quel punto ho capito che lei capiva migliaia per centinaia, ecco perché le altre operazioni andavano a vuoto: sulla Visa ho un credito massimo di 2300 Euro. Fantastico, siamo a posto, non dobbiamo più ricercare dollari per molto tempo.

Girovaghiamo per tutta la città a piedi visitando il centro, il mercato molto pittoresco dove riesco a farmi cucire e sistemare il passaporto che a furia di aprire timbrare e mettere visti quasi perde le pagine.

Fa talmente caldo che il pomeriggio restiamo rintanati in hotel col condizionatore a mezza manetta.

 

Oggi 15 luglio la nostra destinazione è la città di Dushambe sia per visitarla sia per ottenere il permesso per visitare la zona del Pamir.

La strada inizialmente è scorrevole e con un manto bituminoso accettabile, ma mano che i chilometri scorrono l'asfalto sparisce lasciando spazio ad una sterrata polverosa e carrozzabile. Entriamo in una stretta gola proseguendo lungo il percorso di un fiume, il panorama è spettacolare, la sterrata prende a salire ed il traffico dei camion diventa frenetico, arrancano con fatica lasciando nuvole di fumo e polvere immane tanto che non si riesce a vedere dove sia possibile fare il sorpasso.

Ad un certo punto si incontra un casello dove si pagano pochi sumoni, dopo altri venti chilometri altro casello altro pedaggio. Mi chiedo perché su una sterrata si chieda il pedaggio, cercando di capire mi informo con gli indigeni, questi mi dicono che si sta per costruire una super strada e che i soldi servono per sovvenzionare l'opera, tanto è vero che da lì a poco incontriamo una lunga galleria già percorribile.

Si sale di quota ed il panorama è mozzafiato, montagne alte e innevate fanno da sfondo a un quadro stupendo tra alpeggi alpini e gole profonde, si oltrepassano in sequenza alcuni passi fino all'ultimo dove si scavalcano i 3350 metri di quota, fa freddo ma una sosta è doverosa per la visione paesaggistica da cartolina.

 

Il traffico è sempre intenso, per fortuna adesso siamo in discesa e anche i camionisti tengono una buona andatura ma la polvere che alzano è micidiale, si rischia a sorpassare, sono costretto ad aspettare il momento propizio.

Entriamo di nuovo in una gola seguendo il corso del fiume fino a raggiungere la valle circostante dove dei ragazzi con una pompa immersa nel fiume e un tubo di gomma con attaccata una lancia si guadagnano alcuni spiccioli lavando le macchine che arrivano, ne approfittiamo anche noi perché l'auto è in uno stato pietoso e inguardabile.

Arriviamo a destinazione quasi al calar del sole e cerchiamo subito una sistemazione. La ricerca non è facile visti i prezzi assurdi richiesti.

Come si dice chi la dura la vince cosi dopo varie ricerche e trattative ci mettiamo d'accordo con l'hotel Saaf in posizione semi centrale, 100 dollari per tre giorni.

La mattina andiamo subito in banca per cambiare 200 dollari in somoni, la moneta locale, dopo aver fatto questa operazione con l'aiuto di un taxi ci rechiamo all'OVIR sede della polizia per la registrazione dei visti e dei permessi per attraversare la regione del Pamir.

Stranamente non perdiamo tempo ci danno due fogli da compilare poi ci mandano in una banca vicina dove paghiamo 10 dollari a passaporto, ritorniamo con la ricevuta dell'avvenuto pagamento la mettono insieme ai passaporti e si trattengono il tutto dicendo che nel pomeriggio possiamo ritirare il permesso, fantastico.

 

La città di Dushambe come tutte le capitali dell'Asia centrale è pulita ed ordinata con grandi viali, parchi e giardini attrezzati con giochi per i bambini e aree picnic, grande fontane con giochi di luci al suon di musica dove la sera è uno spettacolo e un ritrovo di frescura per tutta la cittadinanza. Oltre a questo e qualche museo non offre molto al turismo di massa.

Dushambe letteralmente in lingua Tagika significa “Lunedì” riferendosi al fatto che ogni lunedì si svolgeva un grande mercato dove avveniva tutto il commercio della valle e delle zone circostanti.

Lungo il nostro girovagare per la città incontriamo casualmente di nuovo e per la terza volta i nostri simpatici amici ciclisti, la strana coppia come l'ho definita, abbracci e scambio di auguri per eventuale altro incontro che non è più avvenuto in quanto da lì a poco devieranno per la Cina.

 

Finalmente oggi sabato 18 luglio si parte per percorrere nel suo insieme la strada più famosa, la M41 o Pamir highway attraversando due stati il Tagikistan e il Kirghizistan.

Prendiamo la direzione e la strada da lì a poco dopo una serie di tornati sale fino a un colle con vista lago sottostante, sosta foto dove facciamo conoscenza con una ragazza Inglese in viaggio solitario per attraversare il Pamir (sempre che il meccanico le aggiusti la forcella spezzata). E' ferma aspettando proprio il meccanico, la sua Vespa 150 Piaggio ha la forcella piegata, le auguriamo che tutto si risolva bene e la salutiamo con un in bocca al lupo.

Dopo circa 250 chilometri di sali e scendi su strada a tratti sterrata e a tratti con un manto bituminoso scassato, il percorso si incunea dentro uno stretto canyon costeggiando il fiume che fa da confine con l'Afghanistan, questo modo di viaggiare si prolungherà per più di 700 chilometri guardando i villaggi e la popolazione Afghana al di la del fiume senza mai avere la sensazione di pericolo.

La carrozzabile è un sali e scendi lungo il crinale della gola a strapiombo sul fiume, in alcuni tratti impetuoso per via del disgelo della neve che avviene nelle vicine e alte montagne, si fa tardi ed iniziamo la ricerca di un posto dove passare la notte, lo troviamo in una casa-famiglia lungo la strada, le case-famiglia si riconoscono dalla scritta Homestay, sono dei luoghi dove alcune persone per racimolare qualche soldo ti mettono a disposizione degli spazi con materassi e coperte per terra o se va bene con letti ottomani rialzati facendoti anche un piatto caldo come zuppe di carne, verdure e tè verde in abbondanza.

Dopo esserci lavati ad una fontana sorgiva posta accanto alla casa non abbiamo il tempo di sistemarci che la zuppa fumante è lì davanti a noi con la caraffa di tè pronto per essere consumato.

Dopo le 19,30 è buio pesto, parlottiamo o meglio gesticoliamo per capirci con i gestori e quando gli argomenti si esauriscono “e vi assicuro avviene presto” ci mettiamo subito a dormire per affrontare il nuovo giorno brillanti al sorgere del sole.

Paghiamo la cifra in Somoni del valore di 15 Euro tutto compreso riprendiamo la nostra carrozzabile a tratti asfaltata e con buche profonde, meglio quando diventa sterrata, non sembrerebbe vero ma vi assicuro si velocizza l'andatura.

Siamo a oltre 3000 metri di quota, c'è un campo militare dove fanno esercitazioni, la radura è piena di mezzi pesanti e artiglieria militare. Mentre guardiamo questo scenario sento uno strano rumore proveniente dal lato destro dell'auto, mi fermo per dare uno sguardo e mi accorgo di aver bucato la gomma posteriore destra, niente panico mi metto subito al lavoro e con l'aiuto di Assunta scarichiamo tutto il bagagliaio per arrivare a prelevare la ruota di scorta, in circa mezza oretta siamo di nuovo in viaggio sotto lo sguardo attento dei militari armati fino ai denti.

Il panorama che ci si presenta è sempre bello con la visione sopra di noi di alte montagne innevate e verdi vallate alpine con molti animali al pascolo.

Arriviamo nel pomeriggio nella cittadina di Khorog dove abbiamo intenzione di fermarci due giorni. Facciamo fatica a trovare posto nei pochi alberghi perché tutti occupati da viaggiatori ed in alcuni casi dove c'è posto sono molto costosi, alla fine come sempre per nostra fortuna troviamo un tizio che ci offre un appartamento in un condominio, attrezzato di cucina alla cifra di 50 euro per le due notti, accettiamo volentieri pagando in anticipo il dovuto.

Tramite il gestore dell'appartamento e anche dell'ufficio informazione di polizia locale veniamo a conoscenza che il tratto della M41 dopo appena 50 chilometri è interrotto per a causa di una grossa frana avvenuta pochi giorni prima. L'alternativa è quella di proseguire lungo il confine Afghano allungando il percorso di circa 250 chilometri per poi riprendere la M41 superato l'ostacolo.

Bene non c'è altra scelta ci tocca proseguire se non vogliamo ritornare indietro.

Il giorno dopo facciamo rifornimento a tappo di gasolio con in più una tanica da 25 litri di scorta, riempiamo la nostra così detta cambusa di frutta, scatolame, pane, biscotti e per ultimo da un gommista faccio riparare la ruota bucata.

Al mercato facciamo conoscenza con un solitario di Milano, viaggia con mezzi di fortuna tramite autostop e arrangiandosi con la propria tenda da campeggio, persona alquanto strana e nello stesso tempo simpaticissima. Ci salutiamo dandoci un in bocca al lupo reciproco.

 

La sera, prima di mettermi a letto, preparo come sempre i nuovi punti GPS da caricare sul Garmin Emap 62-S ricavandoli direttamente dalla mappa del Garmin e rivedendoli sempre più di una volta anche con la mappa cartacea.

Riprendiamo la strada sempre più impervia costeggiando il fiume verso Eshkashem

posto di confine con l'Afghanistan, adesso chiuso al traffico turistico, il paesaggio è di una bellezza straordinaria peccato che oggi la giornata non è perfettamente libera da nuvole, c'è un cielo cupo con minaccia di pioggia.

La strada prosegue fino a un posto di blocco militare dove si trascrivono i documenti con l'ora del passaggio, per noi può essere una rottura ma se la guardiamo dal lato sicurezza personale sono contento che il mio passaggio sia tracciato, non si sa mai da queste parti, tocca ferro.

L'ultimo villaggio che attraversiamo è quello di Langar dove compriamo della frutta e pane fresco. Dopo pochi chilometri finalmente la strada diventa prettamente sterrata facilitandoci molto l'andare più spediti perché con le buche dell'asfalto si rischiava di spaccare gli ammortizzatori della macchina già di suo molto provati.

Lasciamo il corso del fiume e quindi anche il confine con l'Afghanistan, la strada devia verso le montagne, iniziamo a salire su ripidi tornanti che da lì a poco ci portano a oltre 3500 metri di quota. Siamo quasi sempre fermi a fotografare un paesaggio spettacolare che spazia su altissime montagne e ghiacciai perenni.

Guardando la mappa della zona e sapendo dove ci troviamo capiamo che questa sera la nostra dimora sarà il nulla con un tetto di stelle.

Viaggiamo senza mai incontrare anima viva per molti chilometri, ad un certo punto c'è un passaggio difficile su un costone di roccia attraversato da una cascata di acqua con pietre viscide sul fondo, per fortuna il passaggio non è molto lungo sono solo sei sette metri, inserisco il pulsante del 4x4 e piano piano arranco fino ad uscirne abbastanza bene solo un tocco sotto il motore dovuto ad un masso per fortuna senza conseguenza alcuna.

Prima che faccia buio ci cerchiamo un posticino riparato dal vento gelido, siamo a quota 3550 metri, la notte si prevede molto lunga, grazie a mia moglie che non ha voluto che aprissimo la tenda perché da li a poco si è messo a piovere, ci sistemiamo in macchina come meglio si può coperti dai nostri sacchi a pelo. Prima di dormire ci siamo fatti un pasto frugale con scatolette di tonno, verdura sotto aceto, frutta e una bella tisana calda. La notte trascorre con un silenzio tombale interrotto solo dal ticchettio della pioggia.

Ci alziamo al primo chiarore dell'alba, facciamo subito un caffè con la nostra amata moka e mangiamo un paio di biscotti poi sistemiamo la macchina, svuoto la tanica di gasolio dentro il serbatoio e siamo pronti per partire, rompiamo il silenzio con il suono del motore acceso, le nuvole si sono diradate ma il tempo è sempre minaccioso ed il paesaggio è quasi invernale.

Dopo circa un'ora di viaggio veniamo fermati da due individui che si dichiarano militari, ci chiedono se lungo il nostro percorso abbiamo visto altri militari, a modo mio gli faccio capire che non abbiamo visto nessuno, questi ci ringraziano salutandoci con la mano destra appoggiata sul cuore.

Il paesaggio è a dir poco fiabesco, siamo circondati da montagne che superano

i 6000 metri, la sterrata corre lungo una vasta spianata per poi iniziare di nuovo a salire di quota. Saliamo sempre più in quota fino a che troviamo una sbarra abbassata di un posto di blocco militare, solita registrazione con la stessa domanda fatta dai militari precedenti “avete incontrato altri militari”? Naturalmente confermiamo che ne abbiamo incontrati due e che ci hanno fatto la stessa domanda.

Con parole e gesti riusciamo a comprenderci e finalmente capire che uno di loro manca all'appello da ieri sera e che lo stanno cercando. Alla consegna dei passaporti gentilmente il capo posto ci chiede se possiamo dare un passaggio a due di loro per un tratto di circa 6/7 chilometri, naturalmente accettiamo, gli facciamo posto e partiamo con questa scorta armata fino a quando dopo circa 8 chilometri ci fanno segno che possono scendere. Dopo i ringraziamenti e i saluti di rito si mettono in cammino alla ricerca del disperso, speriamo solo che tutto finisca nel migliore dei modi ma questo noi non lo sapremo mai.

 

La carrozzabile sale fino ad un passo di oltre 4300 metri dove la vista spazia a 360°gradi su tutta la valle, fa freddo e abbiamo le nuvole intorno che ci sfiorano. Da qua in poi iniziamo la discesa che in poco più di 80 chilometri ci riporta ad imboccare e riprendere la famosa M41 dove incontriamo l'asfalto pieno di buche e manto bituminoso ondulato dal passaggio dei camion, è un vero strazio.

Arriviamo nel tardo pomeriggio nel grosso villaggio di Murgab, dopo 4 giorni che non vediamo una stanza con bagno e acqua calda, l'hotel Pamir ci sembra un miraggio anche se ci fa pagare una cifra esosa di 45 dollari per la notte compresa, per fortuna, una ottima e abbondante colazione, naturalmente accettiamo volentieri.

Murgab è una cittadina cresciuta con il turismo, è il passaggio obbligato del commercio verso la Cina e il Kirghizistan, si trova in un contesto paesaggistico di rara bellezza ad un'altezza di 3650 metri.

Riprendiamo il nostro viaggio seguendo la strada che in questa posizione corre lungo un falso piano ad un'altezza che varia da 3500/4000 metri sopra il livello del mare.

Lo spettacolo e le foto si sprecano, siamo quasi sempre fermi e se la giornata non fosse bruttina con nuvole a tratti basse e minacciose sarebbe uno spettacolo all'ennesima potenza.

Iniziamo di nuovo a salire di quota fino ad arrivare a scavalcare quota 4667 metri,

siamo sul passo più alto della M41 “il Ak-Baital”. Descrivere quello che da questa posizione si vede non è facile, dico solo che è come essere sul tetto del mondo.

 

Da questo momento la strada inizia la sua lenta discesa tra tornanti impervi e lunghe spianate fino ad arrivare al lago Kara-kul a quota 3350 metri.

Ci fermiamo presso un villaggio dove dei locali ci mettano a disposizione una yurta per dormire con servizi essenziali e un pasto caldo per la sera con circa 30 dollari di spesa tutto compreso.

Come ospite oltre a noi c'è una francese di 55 anni che con la bicicletta sta girando il Pamir come noi, è una donna tosta, avventurosa e coraggiosa, facciamo amicizia chiacchierando e scherzando su quello che ci potrebbe succedere in questi luoghi sperduti.

Il lago dicono che sia molto pescoso tanto che le persone del posto cucinano il pesce in tutte le maniere ed inoltre lo seccano per la conservazione e la vendita ai passanti.

L'indomani mattina salutiamo la ciclista e riprendiamo il nostro viaggio, la strada si alterna ad asfalto schifoso e a sterrata, corre costeggiando il confine con la Cina per centinaia di chilometri separata da un selciato spinato che alle volte è ad appena 20 metri dalla strada.

Arriviamo alla dogana dove espletiamo le pratiche di uscita dal Tagikistan, siamo a 4000 metri, l'avamposto doganale è composto da quattro baracche scalcinate con personale gentile che in meno di mezz'ora ci lasciano andare per la nostra strada senza balzello alcuno.

Percorriamo più di 20 chilometri in terra di nessuno per poi arrivare alla dogana del Kirghizistan molto moderna con fabbricati ed uffici attrezzati di computer. La trafila si rivela facile e veloce anche per il passaggio della nostra vettura, paghiamo solo 18 dollari per il carnet de passage, non ci sembra vero quando la sbarra si alza e riceviamo il solito saluto, welcome to Kirghizistan. Fantastico.

Dopo pochi chilometri arriviamo nella cittadina di Sary Tash, città di confine dove si incrociano le strade che vanno anche verso la Cina.

Attraversato il paese, come per incanto l'asfalto diventa ottimo quasi un biliardo si vede che è di nuova fattura l'acceleratore affonda e i chilometri si susseguono velocemente con la visione di un paesaggio favoloso su alte montagne dai colori più disparati che vanno dal rame all'ocra, dal giallo al ferro, siamo in continuazione fermi per sparare foto a raffica.

La nostra meta è la città di Osh dove abbiamo intenzione di sostare almeno 3 giorni per riprenderci, riposare fare un bagno e anche il bucato.

Arrivati in città la prima cosa che facciamo è passare in banca per fare il cambio valuta, fatto questo, con calma cerchiamo una sistemazione e ne troviamo una ottima nell'hotel Salam, camera spaziosa con condizionatore, garage per l'auto e wifi per circa 30 dollari a notte.

Osh seconda città più grande del paese è antichissima, le sue origine risalgono a più di 3000 anni fa, posta sulla via della seta e sulla continuazione della valle del Fergana

ha sempre prosperato con il commercio.

Ordinata con grandi viali e nuovi palazzi che circondano la parte vecchia dominata da un rinomato e grande mercato, un grande parco dove la sera gli indigeni si divertono nei localini attrezzati al fresco degli alberi.

Nel centro cittadino una montagnola di roccia a forma di donna incinta chiamata trono di Solayman, dall'alto della sua sommità si domina tutta la città.

Oziamo per due giorni interi rilassandoci anche in una grande piscina pubblica dove riesco a farmi un bagno e due bracciate in un'acqua caldissima. Girovagando per la città decido perfino di farmi fare un taglio di capelli da alcune simpatiche ragazze.

 

Oggi lunedì 27 luglio partiamo presto con destinazione la capitale Bishkek ma prima di arrivare in città abbiamo in programma di sostare un paio di notti in qualche yurta sul lago di Son-kol.

La strada dapprima asfaltata piano piano lascia il posto a una pista pietrosa e polverosa, come al solito le indicazioni scarseggiano dobbiamo fare affidamento sul nostro GPS e su qualche informazione dei locali che a dire il vero si dimostrano molto disponibili. Stiamo viaggiando su una pista appena segnata lungo un canyon dove ci sono operai che costruiscono la nuova strada di collegamento. Si attraversano e si guadano parecchi torrenti su pietraia smossa dove ad un certo punto per mia sbadataggine strappo il para coppa in plastica che protegge il motore, non potendo fare altro lo carico in macchina con l'intendo di farlo sistemare nel primo villaggio dove trovo un meccanico.

Veniamo fermati da militari che sorvegliano i lavori, ci dicono che dobbiamo fermarci in quanto da lì a poco devono far saltare un costone di roccia per la strada nuova in costruzione. Aspettiamo più di 30 minuti e alla fine ci dicono che l'esplosione è stata momentaneamente sospesa e che quindi possiamo proseguire.

Abbiamo già fatto 45 chilometri di questo tratto di pista impestata quando un camion messo di traverso per un problema al motore ci costringe alla fermata.

Ci mettiamo a chiacchierare gestualmente venendo a sapere che la strada che stiamo percorrendo da lì a pochi chilometri muore sul costone di una montagna.

Cacchio, cacchio, cacchio ho sbagliato strada, c'era un'altra pista parallela al di là della montagna ed era quella giusta, calma e sangue freddo si torna indietro.

A questo punto uno dei due ci chiede un passaggio fino al villaggio facendoci capire che ci mostrerà la direzione giusta ed intanto chiederà soccorsi per il problema del camion, accettiamo gli facciamo posto in macchina e lungo il percorso a ritroso ci fermiamo in un punto dove lui apicoltore tiene gli alveari, con orgoglio ci fa vedere l'allevamento e nello stesso tempo ci offre miele, burro e pane facendoci fare un ottimo spuntino.

Riprendiamo il viaggio fino ad arrivare nel grosso villaggio dove è stato commesso lo sbaglio, prima di indicarci la direzione ci costringe a recarci a casa sua per regalarci una bottiglia in plastica, quella dell'acqua minerale, piena fino all'orlo di puro miele di montagna, queste sono persone che ci insegnano la vita “squisitissima persona”.

Presa la giusta direzione acceleriamo il passo per arrivare prima che faccia buio nell'unico grosso villaggio dove abbiamo la possibilità di trovare una sistemazione per la notte. Arriviamo sempre su pista di montagna nella cittadina di Kaserman che sono le ore 20. Dopo qualche richiesta troviamo una Home stay gestita da una famiglia, non siamo soli c'è anche un gruppo di francesi con un fuoristrada che fanno il nostro stesso giro.

Chiedo al gestore se conosce un meccanico che mi possa rimontare il para coppa, mi dice che non c'è problema domani mattina mi ci porta lui direttamente.

La mattina come concordato dopo una bella e abbondante colazione preparata dalla signora e gustata in giardino, andiamo dal meccanico che in poco tempo mi rimette il para coppa utilizzando delle rondelle larghe per coprire i buchi del passaggio bulloni che si sono strappati.

Salutiamo con strette di mano queste persone fantastiche per poi riprendere la nostra strada.

La pista inizialmente corre lungo una stretta gola per poi inerpicarsi con stretti tornati fino a un passo di 2800 metri da dove si ridiscende fino ad arrivare al villaggio di

Ak-Tal. Poco dopo in una bella radura consumiamo il nostro pasto a base di tonno, frutta, pane e un buon caffè. La pista risale di nuovo fino ad arrivare a quota 3400 da dove si vede il lago di Son-Kol disseminato di migliaia di animali al pascolo, cavalli, mucche e capre.

Ci sono molti campi tendati con delle yurte attrezzate per i viaggiatori, dopo averne visionate alcune scegliamo quella che per noi è la migliore perché attrezzata di stufa interna per poi scoprire che sono tutte fornite di stufe. Contrattiamo il prezzo per due notti comprensivo di due cene un pranzo e due colazioni, accordandoci per una cifra del valore di 70 dollari.

Siamo fuori dal mondo in un posto così fantastico da passare ore e ore a passeggiare lungo le praterie che circondano il lago attorniati da cavalli, mucche, capre ed uccelli rapaci che girano sopra la nostra testa. Le alte montagne innevate sono vicine e la giornata di sole ci permette di ammirarle nel pieno del loro splendore.

A questa quota appena va via il sole il freddo si fa proprio sentire, ci vestiamo bene mettendoci addosso tutto quello che abbiamo, nella tenda ci accendono la stufa per dare un po di tepore e durante la notte quando ci svegliamo per i bisogni corporali ne approfitto per alimentarla con altra legna.

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Segue.... terza parte....